InformatiCH Sagl
E' sempre importante imparare a programmare, anche nell'epoca del vibe coding
10 Giu, 2025

Bisogna ancora imparare a programmare, nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale?

Nella quotidiana ricerca di novità tecnologiche sui vari canali di comunicazione, impresa dalle sfumature a volte tantaliche, ci siamo imbattuti in un articolo di RHC che spiega un effetto collaterale dell’abuso dell’intelligenza artificiale. Che a sua volta rimanda a un manifesto di Raspberry Pi sull’importanza di imparare a programmare già da bambini.

Perché bisogna sapere come fare per poter delegare?

Questa è una cosa valida un po’ a tutti i livelli, se non siamo in grado di comprendere il compito che deleghiamo a terzi, non saremo in grado, nella migliore delle ipotesi, a apprezzare il risultato e, nella peggiore delle ipotesi, a distinguere un lavoro indegno da uno buono.

Se non sappiamo programmare non possiamo capire il codice prodotto.
Se non sappiamo programmare non possiamo capire il codice che viene prodotto.

Questo concetto viene espresso nel manifesto di Raspberry Pi, senza un’adeguata formazione alle spalle, il vibe-coding potrebbe diventare solo un diverso modo per scrivere codice più in fretta. E chiunque abbia programmato lo sa che non è sempre un bene.

Perché è importante imparare a programmare?

Questo non vuol dire che tutti dobbiamo essere programmatori, ma questa attività sviluppa delle capacità analitiche che altrimenti difficilmente vengono acquisite, in quanto pone di fronte a dei problemi che vanno scomposti in piccoli componenti, con una visione generale al tutto. Questo allena la mente a risolvere anche problemi della vita reale (con buona pace di chi dice che la parola “problema” andrebbe evitata) senza per questo bloccarsi cercando una soluzione che non può essere monolitica ma la combinazione di tanti piccoli sottoproblemi da risolvere.

Oltretutto, si sottolinea nel manifesto, che la programmazione pone anche dei quesiti etici, cosa che i sistemi LLM semplicemente non possono fare. Inoltre questi ausili tecnologici sono strumenti probabilistici, che forniscono un output accettabile, che non vuol dire che sia sempre giusto.

Semplicemente utilizzare uno strumento LLM in un contesto in cui non abbiamo solide basi di conoscenza, ci espone al rischio di ritenere convincente un’allucinazione, esattamente come per i discorsi di un affabulatore che rischia di venderci (sarà capitato sicuramente a tutti una situazione analoga) qualcosa che non ci serve ma solo perché è stato bravo con le parole.

Imparare un linguaggio di programmazione permette ancora più grandi opportunità nell’epoca dell’IA

Sicuramente l’intelligenza artificiale avrà un impatto grande sul mondo del lavoro e sul modo in cui lavoreremo in futuro, ma la conoscenza della programmazione aiuterà tutti a districarsi in un mondo pervaso da macchine “intelligenti”. Infatti capire come “ragioni” una macchina aiuta a coglierne gli errori e a capirne i limiti anche per non riporre inutili speranze in un compito troppo arduo per lo strumento in se. Questa capacità di discernimento si apprende solamente sul campo quando si capisce che lo strumento che utilizziamo, tanto intelligente, in fondo non lo è. (Nda)

Saper programmare fornisce opportunità migliori con gli strumenti di IA
Saper programmare fornisce opportunità migliori con gli strumenti di IA

Il “coding” è una competenza di base che aiuta i giovani ad avere voce in capitolo in un mondo digitale

Chi nel 2025 ha un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, ha vissuto diverse rivoluzioni tecnologiche nella propria esistenza e sa benissimo che ogni tecnologia, prima di essere matura, attraversa diverse fasi. La prima di queste fasi è l’entusiasmo generalizzato, nel quale tutti si buttano a capofitto a sperimentare e subito si crede che sia quanto di meglio ci sia mai potuto capitare nella propria esistenza. Il mercato, sempre di più adesso in tempi moderni, porta all’accessibilità, che porta con se una semplificazione estrema.

La conoscenza sarà la garanzia di aver voce in capitolo nel mondo digitale.
La conoscenza sarà la garanzia di aver voce in capitolo nel mondo digitale.

Solo per fare un esempio nei manuali delle automobili degli anni 80/90 c’era una magnifica sezione “cosa fare se…” (per lo meno sui bellissimi manuali del gruppo Fiat di quell’epoca me la ricordo distintamente) che, per ogni problema, proponeva una procedura di analisi, isolamento e risoluzione del guasto. Cosa capita, ora, nel 2025, se rimaniamo a piedi? Chi sa ancora come funziona un’automobile al punto di avere una chance di tornare a casa con un guasto nel bel mezzo della notte, magari anche nel bel mezzo del nulla? E non importa quanto più affidabili siano le automobili di adesso, i guasti capitano e, per loro natura, sono imprevedibili.

Il rischio reale, se non comprendiamo appieno la tecnologia, è di essere manipolati da essa, quindi la discussione, come dice Douglas Rushkoff è “Programmare o essere programmati”.

E’ una questione di sopravvivenza

Quindi, il tutto si traduce in una questione di sopravvivenza. Se vogliamo avere voce in capitolo e non essere semplicemente guidati dalla tecnologia, dobbiamo comprenderla. Altrimenti ricadiamo nella terza legge di Clarke:

Qualsiasi tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia.

Qualsiasi tecnologia sufficientemente avanzata (da non essere compresa, Nda) è indistinguibile dalla magia.

Questo è particolarmente pericoloso in quanto, poi (e i fan di Harry Potter avranno qualcosa da ridire a riguardo) la magia viene considerata come infallibile.

Uno scenario cinematografico, per concludere

Lo stesso Clarke, in 2001 Odissea nello Spazio, ipotizzava che un militare, usando come obiettivo la buona riuscita della missione, avesse obbligato HAL 9000 (il computer di bordo dell’astronave) a mentire all’equipaggio, e mantenere segreto un fatto importante che gli astronauti avrebbero per forza scoperto una volta a destinazione. Questo, ovviamente nella finzione, spinse il computer di bordo a uccidere tutto l’equipaggio quando da Terra iniziarono ad arrivare notizie circa ciò che avrebbero trovato a destinazione.

David Bowman disattiva HAL9000 nel film 2001 Odissea nello Spazio
David Bowman disattiva HAL9000 nel film 2001 Odissea nello Spazio

Nonostante sia solamente un opera di finzione, di una mente brillante come quella di Arthur C. Clarke, è proprio un esempio di una persona che, non comprendendo appieno la tecnologia, ha combinato un discreto disastro.

Mattia Munari

7 Ott, 2019

Cryptolocker

Quando un’azienda viene colpita da un Cryptolocker, si parla di “attacco hacker”. Purtroppo è solo in parte vero.

Come proteggersi da un cryptolocker?

Attacco passivo

Spesso il vettore di infezione per un Cryptolocker è passivo, in quanto la tecnologia degli antivirus rileva il contenuto malevolo. I server di posta elettronica scartano in automatico gli allegati eseguibili.

Rimane solo da sfruttare l’anello più debole della catena. L’utente.

La fonte del problema

Scherzosamente i tecnici sono soliti dire che il problema risiede tra la sedia e la tastiera. Ciò purtroppo sta diventando tristemente vero in quanto siamo tutti abituati a fare più cose in contemporanea e quindi anche il più attento può cadere nel tranello.

Infatti il veicolo di diffusione più diffuso e più semplice da sfruttare è una finta e-mail di un servizio molto diffuso (principale operatore telefonico, principale banca, principale operatore elettrico) che annuncia promozioni, problemi di protezione oppure una bolletta dalle cifre preoccupanti.

L’utente, preso dal panico, di solito non nota che:

  • il mittente vero della mail non è quello che può sembrare;
  • i dati riportati sulla finta fattura non sono del tutto corretti;

a questo punto, entra in ballo la componente emozionale dell’utente che vuole assincerarsi che ci sia un errore o vuole verificare per poi esporre il problema all'”azienda” della comunicazione, o solamente approfittare dell’offerta allettante.

Gli antivirus non sono del tutto efficaci

L’approccio utilizzato per i cryptolocker fa in modo che il codice malevolo non sia mai incluso nelle e-mail che arrivano perché altrimenti verrebbe bloccato dai filtri antivirus (oppure sul tipo di allegato) sul server e-mail, oppure dall’antivirus a bordo del client. Viene infatti allegato un tipo di documento (PDF, Word, Excel, HTML contenente codice js che venga scaricato ondemand, ecc.) che permetta di avere un collegamento esterno, oppure un codice attivo (macro) che permetta di scaricare il codice malevolo.

Come funziona un cryptolocker?

Non è lo scopo di questo articolo fornire una spiegazione dettagliata sul funzionamento ma la parte fondamentale che permette di capirne la portata è che il virus identifica il computer, genera una chiave di codifica (la crittografia è asimmetrica, quindi la chiave per decifrare viene spedita a un server remoto) e inizia la parte di cifratura di tutte le informazioni che il virus riesce a identificare e e raggiungere. Non basta che il server non sia collegato al momento dell’infezione in quanto il cryptolocker è in grado di identificare altri computer e server in rete e crittografare il contenuto delle risorse che riesce a identificare.

Come ci si difende dai cryptolocker?

Le difese sono due per minimizzare i danni:

  • sensibilizzazione degli utenti coinvolti nel perimetro d’attacco;
  • compartimentazione dei dati e accesso in scrittura garantito esclusivamente alla porzione di utenti che ne hanno reale necessità.

L’unica difesa efficace è il backup, ma protegge di giorno in giorno solitamente, quindi è efficace per avere un salvataggio di dati importanti. Esistono però particolari situazioni in cui la perdita dei dati tra un backup e l’altro può essere problematica. Ad esempio la gestione di ordini con pagamento posticipato in un flusso di lavoro che ha eliminato la carta. In questo caso è impossibile risalire alla merce consegnata e al danno da fermo attività e a quello da perdita di dati, si aggiunge anche un potenziale danno che si subisce con l’impossibilità di riconciliare le informazioni della merce consegnata.

Come affrontare il problema?

Il problema si affronta dotandosi di un sistema di backup che permetta di avere i dati aggiornati in tempo reale e in contempo non avere una accessibilità diretta dalla rete come un file system di rete.
Tranquillo Cloud ti aiuta a minimizzare il tempo di fermo di una rete dopo l’infezione da un cryptolocker in quanto è un contenitore che non è attaccabile direttamente dal cryptolocker e si integra con dei software che permettono di salvare sia i dati in tempo reale che lo stato delle macchine per un ripristino automatizzato e completo con, ad esempio, una chiavetta USB che permetta il ripristino da rete di un’intera postazione, fisica o virtuale in ambiente Windows o Linux. In ultimo non utilizza un protocollo di quelli che attualmente vengono ricercati dai cryptolocker. Utilizza una modalità di collegamento che non è immediatamente scopribile da un algoritmo di ricerca generico.

InformatiCH Sagl può aiutarti!

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16 Set, 2019

Cloud Act ovvero l’importanza della legislazione di riferimento per la privacy.

Forse non tutti sanno che il CLOUD Act (Clarifying Lawful Overseas Use of Data) è in vigore da più di un anno ormai, dal 23 marzo 2018.

Perché dovrebbe interessare a un soggetto svizzero, o europeo, una legge statunitense? E’ molto semplice in realtà, il motivo è presto detto.

Il Cloud Act permette l’accesso ai dati memorizzati anche all’esterno del territorio degli Stati Uniti.

Ciò vuol dire che se qualche ente titolato richiede al provider l’accesso a dati di un utente (sia esso un privato o un’azienda) è demandato unicamente al provider muovere delle obizeioni sulla possibilità che questo intervento violi le leggi estere riguardio la rivelazione dei dati dell’utente. Sempre il Cloud Act però stabilisce che un tribunale debba prendere in considerazione l’obiezione posta. Lo stesso tribunale, d’altro canto, può imporre la rivelazione di questi dati a prescindere dalla violazione della legge estera.

Il Cloud Actpermette l’accesso da parte dei governi esteri dei dati memorizzati anche sul suolo statunitense.

Inoltre il Cloud Act permette a ciascuno stato di richiedere l’accesso ai dati memorizzati negli Stati Uniti a patto che lo stato che ne faccia richiesta sia uno stato che rispetti i requisiti standard di rispetto dei diritti umani e della privacy.
Il provider anche in questo caso può muovere delle obiezioni ma non è stabilita alcuna procedura all’interno della legge per farlo, pertanto le obiezioni del provider sono impossibili da opporre o a efficacia nulla.

Che rischi corro a usare un servizio di cloud pubblico di una compania americana?

Premesso che il cloud, semplificando all’estremo, è il computer di qualcun altro, le implicazioni di questa legge sono particolarmente insidiose.

I miei dati sono sempre al sicuro da accessi indesiderati?

Non proprio perché una volta che un tribunale ha stabilito che un paese estero ha i requisiti necessari per accedere ai dati degli utenti, non serve più alcuna autorizzazione aggiuntiva.

Pertanto qualsiasi stato, riconosciuto come liberale dagli Stati uniti, può chiedere direttamente al provider accesso ai dati che interessano.

Tutto questo cosa comporta?

Il prezzo da pagare per servizi gratuiti o molto economici si traduce non solo in “essere il prodotto del servizio” ma anche di non aver cognizione alcuna di accesso ai propri dati né che sia aperta una procedura nei propri confronti.

Pertanto conviene sempre scegliere un partner locale in modo da ricadere sotto la stessa giurisdizione, anche se può comportare (e spesso non è così) un prezzo maggiore. Di contro un partner locale fornisce anche assistenza sui propri servizi.

Tranquillo Cloud

Tranquillo Cloud è situato interamente in svizzera, sviluppato e commercializzato da una azienda svizzera pertanto soggetta alle leggi della confederazione elvetica. Pertanto sono maggiormente garantiti i diritti dei suoi fruitori. Non ospitando dati di una realtà americana non siamo tenuti a rispondere a determinate richieste. E costa meno di quanto si possa pensare. Contattaci per saperne di più.

Un piccolo partner locale
16 Lug, 2019

Un piccolo fornitore locale

Nell’epoca del commercio globale possiamo avere facilmente beni da ogni parte del mondo, ma ciò che è ancora più semplice è acquistare servizi.
Questo lascia il cliente di fronte a una scelta tanto economica quanto strategica.

Il problema

Siamo abituati per natura a pensare che tutto vada sempre bene. Sarebbe il caso di soffermarsi a considerare alcune implicazioni che possono insorgere scegliendo un servizio esclusivamente sulla base del prezzo.
Da una parte abbiamo la convenienza economica, dall’altra ci esponiamo a due rischi: uno di giurisdizione, e uno di natura pratica.

Il problema di giurisdizione

Cosa succede se per un qualsiasi motivo devo far valere i miei diritti contro un colosso internazionale?
Generalmente tutti i big player non erogano, per motivi sia di bacino d’utenza che di costi, i servizi dislocati geograficamente in Confederazione Elvetica.
Questo è il problema principe. Se devo far valere i miei diritti, tanto da privato che da azienda, contro una grande compagnia internazionale potrebbe essere molto difficile. Infatti il potere contrattuale da parte del singolo cliente è pressoché nullo nei confronti del fornitore.

Generalmente il potere che hanno gli utenti, siano essi consumatori o aziende, è solo dovuto al fatto che un riscontro negativo sia in grado di creare un danno di immagine. Il problema è che se il cliente non ha una grande risonanza online, non ha una gran voce in capitolo.

A questo punto potrebbe sorgere il problema di valutare di intentare una causa legale a un soggetto estero e con una disponibilità economica spropositatamente maggiore alla propria. Meglio lasciar perdere.
In ultimo salvare dei dati su un servizio che appartiene a un’altra giurisdizione, può comportare un problema notevole nel caso di rispetto di normative nazionali di riservatezza.

Il problema pratico

Oltre a quanto scritto sopra, esiste anche un problema di tipo pratico che non va sottovalutato. I servizi gratuiti o molto economici, forniti spesso da colossi esteri, anche se a pagamento, sono senza assistenza. E’ vero, sono sempre corredati da guide scritte semplici e tutorial passo passo ma se nonostante questo nulla funziona?
In questi casi purtroppo il cliente, a meno che non generi un fatturato consistente per il colosso internazionale, è abbandonato a se stesso.
Va inoltre ricordato che spesso questi servizi sono corredati da un contratto non negoziabile che implica il fatto che il servizio può essere sospeso o cessato senza alcun preavviso per qualsiasi motivo da chi lo eroga.

Cosa succede al cliente abbandonato?

Come primo tentativo il cliente abbandonato si rivolge a un partner locale (troppo tardi) che deve cercare, con l’esperienza e le competenze in suo possesso, di aggirare il problema con uno studio attento del problema e numerosi tentativi che richiedono diverso tempo.
Spesso però il cliente è spinto ad affrontare questa strada per la necessità di rientrare in possesso dei suoi dati preziosi.
Alla fine il risparmio si annulla abbondantemente al primo problema.

La soluzione

Ovviamente la soluzione è di affidarsi a un fornitore locale che garantisca una risposta sufficientemente rapida e flessibilità nell’erogare l’assistenza necessaria. Anche se il problema non concerne il servizio erogato ma la sua fruizione.
Il fornitore deve essere un partner e quindi interessarsi ai problemi del cliente come fossero propri.
Quando la dimensione del fornitore diventa troppo grande, il rischio di essere considerati un numero piuttosto che un partner è forte.


Una realtà locale è soggetta alla stessa legislazione e alle stesse normative, quindi il rischio che l’utilizzo del servizio violi qualche norma della propria legislazione è nullo.
Un partner locale, sebbene possa addebitare dei costi extra per l’assistenza subordinata all’utilizzo del servizio, è però sempre raggiungibile, si può incontrare presso la propria o la sua sede e avere un riscontro personale alla gestione dei problemi.
E’ possibile instaurare un rapporto di fiducia con un partner locale sulla base di incontri e quindi si può avere un’idea basata sulla propria percezione della fiducia che può essere riposta in esso.

Una cosa molto importante dei partner più piccoli è che alcuni termini delle proposte contrattuali possono essere negoziati o addirittura confezionati su misura. Chiaramente ci saranno degli aspetti che non sono negoziabili, ma alcuni aspetti che potrebbero essere importanti per il cliente, magari sono adattabili alle esigenze reciproche.

In sintesi

E’ sempre bene effettuare le proprie scelte considerando l’offerta di un piccolo fornitore locale, anche se in prima battuta può sembrare più costoso. D’altronde la fiscalità e i costi del territorio sono gli stessi sia per l’acquirente che per il fornitore.

Sei pronto a ripartire?
27 Giu, 2019

Recovery

Il problema

Tutti lavoriamo ormai con la tecnologia, fa parte della nostra vita quotidiana. Spesso riceviamo richieste di clienti che hanno subito un fermo alla loro attività e hanno fretta di ripartire.

Un guasto di un pc, per semplice che sia, nasconde un’insidia grande. Quanto tempo impiego ad avere un nuovo computer funzionante come quello di prima?

Di per sé è semplice, vado in un grande magazzino e lo scelgo come mi piace, che risponda ai miei requisiti. E poi?

  • Ho i codici di licenza dei programmi che erano installati?
  • I programmi che avevo sul vecchio pc, sono compatibili con quello nuovo?
  • Ho i supporti di installazione dei software che servono alla mia attività?
  • Devo coinvolgere il produttore del software per la licenza?
  • Con quali tempistiche il produttore mi garantisce assistenza?
  • I miei dati sono al sicuro altrove?
  • I dati sono recuperabili dal dispositivo rotto?
  • Con quali tempistiche torno in possesso dei miei dati?
  • Quanto tempo ci metto ad essere pienamente operativo?

Ora sorge il problema più grande

Il problema più grande

  • Hai sperimentato quanto sopra?
  • Quanto costa alla tua attività questo tempo?

La soluzione

Innanzitutto bisogna avere chiaro il costo giornaliero del personale, anche suddiviso per tipologia di personale, solo in questo modo è possibile calcolare il costo del fermo di una persona.

In secondo luogo bisogna approntare delle pianificazione attente di backup, eventualmente di disaster recovery, bare metal backup.

In ultimo bisogna pianificare periodicamente i test del recupero dei dati, di ripristino delle postazioni e avvalersi di qualcuno che sia in grado di pianificare attentamente tutte queste necessità.

Un piccolo consiglio, anzi due

  • Predisponi una postazione di scorta, in modo che il passaggio del personale fermo sia immediato.
  • Chiamaci, ti aiuteremo a pianificare tutto nel migliore dei modi.
backup prima delle vacanze
18 Giu, 2019

Backup prima delle vacanze

Pronto a partire per le vacanze? Hai pensato a tutto? Alle piante che lasci a casa, alla macchina che sia in efficienza per il viaggio, al biglietto aereo, all’assicurazione di viaggio, ai powerbank, alla connettività… Ma ai tuoi dati hai pensato? Che ne dici di pensare a un backup?

L’uomo moderno non sempre ha presente che il dato è quanto di più importante ci sia nella sua vita digitale. Gli strumenti con cui può sfruttare i propri dati vanno e vengono senza problema, ma il dato è difficile da proteggere. Pertanto un backup prima delle vacanze è una prassi molto buona che in pochi svolgono.

Cosa si intende con Backup? Il Backup è quella cosa che avrebbe fatto comodo quando ne scopri l’utilità. Il backup è un salvataggio dei dati in un luogo sicuro e accessibile, che ti permette di ripristinare i contenuti dei tuoi dispositivi dopo che è avvenuto un evento distruttivo.

Ad esempio può essere un furto, uno smarrimento di un computer portatile o di un cellulare, un fenomeno elettrico che guasta irreparabilmente un nas e i dischi contenuti. Tutti noi tendiamo a pensare che il dato è sempre disponibile e che basta stare attenti per salvarlo.

In realtà il dato è uno di quegli elementi con duplice natura. E’ difficile conservarlo se è importante, è difficile liberarsene se è importante liberarsene.

In questo caso noi vogliamo mantenerlo, quindi un backup dei dati del nostro smatphone, laptop, da lasciare a casa prima di partire, o del nostro nas, da mettere in un luogo diverso dalla nostra abitazione, sono un’attività fondamentale prima di partire per le vacanze.

Se poi gli strumenti sono automatici e funzionano tutto l’anno, allora puoi proprio dormire sonni tranquilli e non solo durante le vacanze. Chiamaci o scrivici per saperne di più! Potresti scoprire che il backup non è un costo ma è una risorsa e costa meno di quello che pensi!